Testimonianza di Lucio Formica
Sarà stato nel 1970 che eravamo lì insieme ad altri amici, credo i fratelli Guarini, Antonio e Angelo, i fratelli Zurlo, Vincenzo detto Enzo e Carmelo detto Melino, Antonio Capodieci, e altri che ora non ricordo.
Eravamo in via Maia Materdona, nel costruendo edificio di Pastore, accanto al bar vicino alla fontana. Eravamo intenti a una prova di coraggio: saltare dal primo piano su un mucchio di sabbia: chi aveva il coraggio? Tutti, ma io saltai per primo!
Mentre eravamo intenti a queste audaci e sconsiderate azioni, sotto di noi si avvicinano due persone: Mino Falcone e Enzo Carella, con la bicicletta in mano che chiacchieravano. Ad un certo punto questo giovanotto (Mino) si rivolge a noi dicendo: «Cosa fate?» E noi: «Ci stiamo divertendo a fare prove di coraggio». E lui: «Perché non venite Sabato sopra casa di “Mestru Lionzu” (il sacrestano)? Faremo tanti giochi di avventura e vi piacerà sicuramente».
Con un po’ di incertezze, ma abbiamo deciso di andarci. E lì il caro Mino ci ha coinvolto in quello che per gli anni successivi sarebbe stato il gioco più bello: costruire il nostro modo di essere!
Man mano siamo diventati attori in un metodo formativo coinvolgente che non conoscevamo e non sapevamo neanche decodificare: ci piaceva e basta!
Mino non ci ha mai abbandonati, fino alla fine, e anche quando io mi sono allontanato prima per “scoprire altri gruppi a Brindisi” e poi per lavoro, lui è stato sempre lì ad aspettarmi, a mostrare la sua grande gioia nel ritrovarmi, mi raccontava tutto e di tutti con grande passione. Era il fratello maggiore di tutti e non potevamo, neanche ci veniva in mente, di avere l’esclusiva.

Così Mino è diventato l’aggregatore di tante generazioni, di persone che non avremmo mai conosciuto, dialogando con lo stesso stile ma con linguaggi comprensibili sia a persone di alto livello culturale che ai meno provveduti.
Ma torniamo al nostro incontro. Era evidentemente da tempo che mino insisteva a rifondare il gruppo Scout Mesagne 1 (allora ASCI) collegandosi con il Francavilla 2 e in particolare con Carlo Altavilla. So che in precedenza erano stati coinvolti Damiano Carvignese e tanti altri (squadriglie Lupo e Volpe). Ora toccava a noi! Assistente ecclesiastico Don Alberto. Squadriglie Pantera e Lupo. Successivamente io ne attivo una terza, di cui ero capo squadriglia: Volpe!
E nel frattempo ci esercitavamo con uscite alla “Cava ti li Simuni” (varrebbe la pena raccontare queste avventure, magari in altre occasioni), alla “Madonna delle Grazie”, e altre.
Abbigliamento? Pantaloni di jeans (quelli dei poveri) e camicia “come viene viene” o maglietta. Successivamente, grande salto: “pezzi americani” al mercato, con l’acquisto di camicie militari e zaini “a palla”.
Ma la vera prima avventura fu il San Giorgio a Grottaglie, cui seguirono il campeggio a Sant’Oronzo a Ostuni, fino ad arrivare poi, più grandicelli, nel noviziato Rover, alla grandissima esperienza insieme a Francavilla 1: la Route Puglia-Basilicata-Calabria, sulle orme del libro di Carlo Levi “Cristo si è fermato a Eboli”. E poi ancora a Spello con Carlo Caretto e i piccoli fratelli, nell’eremo della Maddalena, e tanto ancora, che mi piacerebbe raccontare in separate storie.
Mino era sempre lì, sempre il primo, sempre ad ascoltarci e a seguire la nostra crescita, le nostre esperienze, con interesse e mai con possessività o esclusività di rapporto. Ci lasciava andare per il mondo ma sapevamo che ci aspettava al nostro ritorno, ogni volta, ci coinvolgeva nella sua famiglia, io ho vendemmiato nella sua vigna, scherzato con i genitori e con Ornella, reso partecipe di tutto.
So che è ancora li che ci aspetta e che continua a guidarci su questa terra.
Ciao Mino, mi manchi!