Testimonianza di Emanuela Delle Grottaglie
Il 17 Marzo del 2010 mi saltava agli occhi una citazione che Mino faceva rimbalzare sul suo profilo Facebook e che, mentre scorrevo la mia bacheca, mi folgorava.
“Come uno scoglio che indomito affiora dal mare, affronta i vortici del mondo e sconfiggili, per vivere come credi e per diventare ciò che sei veramente” (Daisaku Ikeda).
Non ero a conoscenza della malattia di Mino, lo venni a sapere molto tardi, né sapevo se, all’epoca della pubblicazione di quella frase, lui fosse già giunto a duello con la propria vita.
La frase condivisa quel giorno da Mino è di Daisaku Ikeda, maestro buddista, Presidente della Soka Gakkai, organizzazione buddista laica impegnata nella diffusione e promozione, in tutto il mondo, della pace, della cultura e dell’educazione, nella difesa dei diritti umani, nella lotta contro gli armamenti nucleari.
A questo proposito, nel 2014, in occasione della mostra “Senzatomica”, tenutasi a novembre di quello stesso anno nella Sala Murat della città di Bari, il comune di Mesagne ha riconosciuto la cittadinanza onoraria a Daisaku Ikeda, per la sua illuminata umanità.
Non ho mai avuto modo di chiedere a Mino (non ho fatto in tempo) com’è che avesse incrociato Ikeda sulla propria strada (a me era capitato dieci anni prima di quella citazione, di avere questa fortuna, quando a settembre del 2000 iniziai a praticare questo buddismo), ma non me ne sono mai stupita perché, anche la vita di Mino è stata contraddistinta da una densa e illuminata umanità.
Mino continuò a essere il mio medico anche quando dovetti ufficializzarne uno nella nuova residenza in un’altra città: qualche anno prima della sua scomparsa ricordo che mi raggiunse a casa di mio padre per visitarmi, stavo malissimo.

Fu lui a diagnosticarmi immediatamente una polmonite e fu lui che mi permise di superarla senza difficoltà.
Mino è stato anche il mio capo scout per tutti gli anni in cui si scontava la chimica di preadolescenza e adolescenza: infinita è stata la sua pazienza in quegli anni, ma anche la sua capacità di farsi pari tra pari, la sua disponibilità al gioco, all’ironia e all’autoironia.
Mino è stato il primo adulto che diventava, con estrema naturalezza, amico di una ragazzina: la sua amicizia verso di me mai come concessione, ma come scambio reciproco, un atto prezioso e generoso per me a quel tempo che faceva saltare l’insindacabile asimmetria della relazione, e l’eterno conflitto, giovani-adulti.
Mino decideva continuamente di ribaltare le cose, l’ordine costituito, permettendoci, insieme a lui, di imparare a costruire significati del mondo nostri, nuovi, diversi, singolari, perché la vita la fa chi ha il ruolo principale, di primo attore.
“[…] per vivere come credi e per diventare ciò che sei veramente” (D.I.).
Ognuno di noi ha il dovere di essere il protagonista del proprio progetto: questo è stato il lascito più prezioso di Mino, a mio avviso.
Quel 17 marzo del 2010, felicemente colpita, rispondevo alla citazione che Mino aveva pubblicato, con un’altra frase del mio amato maestro Ikeda: “La chiave per la vittoria nella vita sta nel riuscire a tirar fuori il coraggio: di fronte agli ostacoli non è di una timidezza esitante che abbiamo bisogno, ma del coraggio di sfidarli”.
La vita di Mino era una vita aperta, ricca, piena di interessi, ben declinata in ogni aspetto: una vita attiva. Mai timido ed esitante di fronte gli ostacoli, Mino ha lottato con l’arma della sua illuminata umanità contro la malattia, circondato da tutto l’affetto e la stima che lo specchio della sua esistenza gli rifletteva.