Testimonianza di Angelo Capodieci
Frosolone I
Se cercassi tra le mie vecchie cose di scout, troverei quel piccolo coltellino che il Capo Reparto del Frosolone I mi regalò, alla fine del Campo Estivo del ‘75, sulle cime del lago della Montagna Spaccata.
Quando gli esploratori del Frosolone I partirono con il loro Capo Reparto per i monti del lago della Montagna Spaccata, vicino a Civitella Alfedena, il cielo era pieno di nuvole, la notte aveva di certo piovigginato, ma noi, stanchi di una giornata al campo, non ce ne eravamo accorti… Ci salutarono felici.
Il giorno passò come sempre tra pali, corde e cordini, nodi piano e parlato. Quel mattino iniziò con la costruzione del “tavolo da pranzo”, sedili compresi, venne fuori un po’ instabile ma utile e funzionale, come sempre.
Nel pomeriggio il cielo diventò plumbeo, quasi nero, come solo in montagna può accadere. Iniziò a piovere. Mino rivolse il suo sguardo preoccupato verso le cime, che ormai non si vedevano più.
La pioggia durò poco, ci riparammo sotto un albero dalla chioma fitta, le nostre tende, tipo canadese, fatte con 3 teloni militari cuciti insieme, comprati al mercato dell’usato “americano”, non potevano resistere alla pur poca pioggia che era caduta.
Quando smise di piovere noi esultammo di gioia, ma Mino no! Lui era preoccupato! Chiamò in cerchio tutti i capi squadriglia, ci fece rivolgere lo sguardo verso le cime della montagna e capimmo la sua preoccupazione: i Fratelli del Frosolone erano forse in pericolo.
Mino ci disse di andare nelle tende e di raccogliere tutti gli asciugamani, “quelli grandi”, che avevamo portato al campo. Alcuni di noi partirono poco dopo in pattuglia con il nostro carico di pronto soccorso.
Tornarono insieme gli scout del Frosolone I e del Mesagne I: quelli del Frosolone erano tutti fasciati dai nostri teli bianchi: erano rimasti bloccati in cima alla montagna, sotto una pioggia battente, bagnati fradici, alcuni di loro avevano un principio di assideramento; i nostri asciugamani li avevano scaldati e gli avevano permesso di tornare giù.
Il giorno dopo i ragazzi, molto provati, tornarono a casa; il loro Capo mi lasciò in ricordo un piccolo coltellino, mi disse che a Frosolone erano tanti gli artigiani che costruivano coltelli così. Gli promisi che sarei andato un giorno a Frosolone, una promessa ancora da onorare…
