Testimonianza di Nicola Posa
RESILIENZA
Personalmente trovo difficile parlare di Mino senza incappare nel raccontare della mia vita; per un ragazzo del ‘72 proveniente da una famiglia di agricoltori le opportunità di gioco erano poche, giusto quelle che la strada ed un pallone potevano offrire, lo Scautismo fu una opportunità. Mentre il gioco per altri era un mezzo per uscire di casa, ritrovarsi e crescere insieme, per me divenne un modello da cui attingere tutto quello che mancava per completare la mia persona, la mia conoscenza. In tutto questo Mino, con il suo esempio, riusciva sempre ad essere spunto e modello. La cosa divertente è che crescendo, nel cercare di imitarlo, nasceva in me la coscienza che le sue capacità erano troppe per un ragazzino come me , ed il volerlo emulare era una cosa che dovevo smettere di fare. A distanza di tempo, dopo aver fatto la scelta di staccarmi dallo Scautismo, mentre crescevo, lavoravo e programmavo una famiglia, il mio “modus operandi” si distingueva negli ambienti che frequentavo e lentamente, come solo la vita può cadenzare, mi rendevo conto che la mia personalità era stata plasmata da Mino.
In tutti gli anni passati con lui la sua eleganza, la sua perseveranza nel trasmettere il modello Scout, mi aveva fatto notare quanto lui scegliesse di non mollare mai e di raggiungere sempre il suo obiettivo. La sua costanza nel voler tirare fuori da me tutto quello che di buono c’era non mi ha reso sempre la vita facile soprattutto in un contesto sociale dove la trasparenza viene usata e non lodata. Non sempre il suo modo di fare era accettato da me, anzi il conflitto, il ribellarsi alle sue idee, scelte e modi di fare erano una consuetudine, ma alla fine la cosa più forte che rimaneva era sempre il confronto e la possibilità di dirsi le cose per poi poter tornare a giocare insieme. Accettare sempre e comunque l’altro nonostante la diversità di opinioni.
Nel momento in cui decisi di convolare a nozze mia moglie mi chiese: «Di Mesagne dei tuoi amici chi vorresti invitare, Mino lo hai invitato?» Ester conosceva tutta la vita di Mesagne e mi colpì quando fra tutti i nomi che gli avevo fatto conoscere con racconti e presentazioni, Mino fosse quello che l’avesse colpita di più. Mia moglie mi aveva fatto notare quanto fosse stato attento e presente nella mia vita, ed in quel momento maturai che nonostante io non avessi mai avuto un ruolo fondamentale nello scautismo Mesagnese per Mino ero sempre una ricchezza, una fonte futura a cui avrebbero potuto attingere tutti gli altri. Metto per iscritto che da ragazzino ero un grandissimo “scapocchione” ed adesso per qualcuno potrei essere rimasto lo stesso. Ma quello che io ho fatto per me, quello che ho scelto di essere è stata una scelta lunga attenta e mi ha portato alla felicità.
Se dovessi ricordare Mino con un simbolo sceglierei il set di macedonia che mi regalò, sempre in un armonia di colori sapori e diversità, dove tutti proveniamo da un unico contenitore ed a nostra volta con colori e sapori diversi insieme riempiamo altri contenitori.
