Dovevamo Farlo

Nella foto del ricordino continui a sorridere con lo zaino sulle spalle, il fazzolettone al collo e…
E sul retro della foto, con la rondine in alto a destra, per ricordati è stato scritto: «Grazie Mino, “Rondine Allegra”, ci hai insegnato con la tua umana avventura, a vivere i valori cristiani di pace, di amore per la vita e per i deboli, nella coerenza, libertà, trasparenza, competenza, lasciandoci un messaggio, un compito, una speranza da incarnare nella storia».
Ora sono dieci anni che Mino Falcone non è più con noi e ci ha reso eredi di un patrimonio immateriale di valori e di esperienze, che possono continuare ad essere condivisi ed a portare frutto. E noi non siamo stati fermi…
Ci siamo interrogati e, consapevoli che più passa il tempo più si accentua la distanza tra quanti lo hanno conosciuto, con questo sito abbiamo soltanto voluto imbastire un percorso: un filo che passando tra i diversi pezzi di tessuto diventa un abito – un arlecchino, forse, ma è la vivacità della vita e delle esperienze che colorano tutto – ed un lungo rotolo di stoffa dal quale poi confezionare rendere fruibili diversi aspetti.
Abbiamo iniziato a raccogliere tutto quanto di e su Mino; abbiamo chiesto ad alcuni di fissare su un foglio di carta un ricordo, un aneddoto, una riflessione (e questo aspetto era, è e resta un work in progess) abbiamo attivato questo sito proprio ispirandoci al consiglio – di spessore altissimo e che è stato di Mino – di raccogliere i frammenti perché nulla vada perduto e ci è sembrato che l’altro argine valoriale di questa strada fosse la riflessione di un cantautore italiano, che fa pensare come ciascuno sia protagonista di una storia che deve essere raccontata per la sua capacità di essere inclusiva.
Queste sono dunque le pagine iniziali di un cammino, che nasce da Mino e che riguarda ciascun lettore: sono pagine povere rispetto alle tante cose che vorremmo e avremmo potuto dire, ma sono pagine autentiche e prima o poi (speriamo molto “prima”) confluiranno in un volume cartaceo.
In esse, lungo semplici riferimenti biografici abbiamo cercato di inserire frammenti delle testimonianze raccolte e del materiale che la sorella di Mino, Ornella, ha voluto metterci a disposizione. Tutto il materiale è poi condiviso integralmente sul sito, che speriamo di alimentare costantemente e da queste nuove – e speriamo numerose – “aggiunte”, altre cose nasceranno.
Proprio perché Mino era persona di fede, vogliamo considerarle come il granello di senape; e proprio perché il cammino presuppone fede, l’unica cosa che tutti ci auguriamo è “Buon cammino!”.

Dalla fine per comprendere l’inizio

C’è stato un giornalista del nostro tempo, prestato alla politica che non ha avuto dubbi nel rappresentare la banalità, che allontana dall’affrontare le questioni: diceva che non c’è nulla di più banale nell’informazione quando si dedicano titoloni al caldo torrido d’estate ed al freddo polare d’inverno. La persona della quale parliamo con sorriso sornione e labbra strette evidenziava così, somaticamente, nei colloqui tra amici o nelle riunioni, quella che sembrava essere una banalità. Però faceva proprio un caldo insopportabile quel 24 luglio 2011, quando all’alba Mino Falcone ha aperto gli occhi su altri e alti orizzonti: c’era chi era stato in ospedale fino all’ultimo con lui, chi era tornato a casa per tutte le incombenze che comporta la scomparsa di una persona.
E faceva un gran caldo fuori dalla Chiesa matrice di Mesagne, quando si preparava l’antica sala del Capitolo collegiale per accogliere Mino, mentre già la notizia si era diffusa un po’ ovunque, con la solita consapevolezza, non banale che il giorno arriva, ma non sembra mai quello “giusto”. Tra i primi a giungere in Chiesa, lui claudicante di suo ed aiutato anche da un bastone perché avanti negli anni, l’ex direttore didattico Spartaco Colelli. Lo guardarono in diversi: fu una sosta non lunga, ma intensa, quasi estraniata dal contesto. Poi salutò ed andò via e qualche giorno dopo inviò alla sorella di Mino, Ornella queste brevi parole, firmandole e dichiarandosi «Il tuo primo maestro». Scrisse così, probabilmente proseguendo un dialogo mai interrotto: «Eri piccolo e, come alunno, ti accolsi a braccia aperte. Ti rivelasti subito discepolo bravissimo, creativo, esemplare: amavi le attività promosse dalla scuola e tu vi partecipavi con interesse ed entusiasmo; ti piaceva già da allora, la vita di gruppo, perché la ritenevi un momento fondante della socialità; ti dedicavi alla lettura e alla recitazione, perché la consideravi attività eminentemente formative per la comunicazione e la sicurezza emotiva».
E ancora: «Uscito dalla scuola, sei stato un educatore di ragazzi e giovani, i quali, col tuo insegnamento, hanno assunto lo spirito della ricerca ed il culto della solidarietà come costante bussola di orientamento». Il primo maestro gli assicurò un ricordo perenne, ma ancor prima gli riconobbe che «sino all’ultimo, le tue scelte hanno avuto un indirizzo a carattere multiculturali – gli scrisse -, e hai saputo guardare e valutare l’attuale realtà in continua evoluzione», riconoscendolo come «un caro e affezionato amico» che da «alunno esemplare» era diventato «un esemplare “maestro di vita”».
Aveva 85 anni, Spartaco Colelli, quando scrisse quelle parole, che seguirono il gesto dell’omaggio alla salma del suo «discepolo bravissimo», che aveva aperto gli occhi al Cielo, quando non aveva ancora compiuto 61 anni.
Mino Falcone, infatti, …
E qui, ad un tratto si è spenta la luce e ci si è sentiti fermi ed immobili proprio come in casa, all’improvviso e al buio fuori, manca l’illuminazione…
Il tutto è durato qualche tempo fino a quando non sono stati lo stesso maestro e l’allievo così curioso sul quale stiamo riflettendo ad offrirci la pista lungo la quale muoversi. È spuntato un foglio di carta, chiaramente scritto da Mino, che rispondeva proprio a Spartaco Colelli.
Dodici righe appena e poi la firma, con Mino che scriveva: «Essere maestro è per sempre, qualunque sia la condizione lavorativa: ho imparato che col “fare” si arriva a “essere”». E proseguiva: «Il gusto di non stare a guardare, ma di gettarsi nella mischia e sporcarsi le mani per dare spazio alla nostra creatività e originalità, l’ho assaporato alla tua scuola da bambino, l’ho riscoperto da scout, lo vivo quotidianamente da adulto». E concludeva: «Grazie per la scintilla che hai fatto scoccare. Un abbraccio, Mino Falcone».
E «grazie per la scintilla!», abbiamo ripetuto noi, perché è stato proprio Mino a definire con quelle righe le sezioni di questo sito e l’indice del libro che verrà. Qui adesso occorre solo la minima curiosità di navigare col mouse nelle sezioni, perché col suo «essere maestro è per sempre» qui diamo vita alla sezione «essere maestri/testimoni», mentre quando Mino scrive «col “fare” si arriva ad “essere”», abbiamo costruito la sezione del protagonismo e se poi scrive «gettarsi nella mischia e sporcarsi le mani», come non pensare ad un sezione in cui il compromettersi riguarda ciascuno e non gli altri? Mino ancora parla in quelle righe di «creatività e originalità» e ci ha fatto capire la bellezza di essere unici, perché cos’altro volete che sia la «scintilla» di cui egli parla se non, alla fine, la chiamata per ognuno? Un altro aiuto – lo confessiamo – ci è venuto dalla enciclica “Fratelli tutti” di papa Francesco (3 ottobre 2020) e dagli scritti di Robert Baden-Powell. In virtù di ciò, ogni sezione del sito oltre a scritti di e su Mino che riguardano in maniera principale (così ci è sembrato) il tema stabilito, reca anche brevi passi dell’enciclica e degli scritti. Ci è sembrato sorprendente come l’esperienza umana e cristiana di Mino si muova entro antichi e nuovi sentieri, non argini che possono costringere entro schemi preordinati, ma percorsi che orientano e che talvolta possono anche far lasciare una strada liscia per un sentiero inesplorato, ma che alla fine portano alla meta comune.