Testimonianza di Lucio Formica
E ARRIVA LA PRIMA GRANDE ESPERIENZA: IL SAN GIORGIO A GROTTAGLIE!

“Orlandoooo! Attento al sugo!”

Per noi Grottaglie era un paese distante all’epoca, chi ci era mai stato? I preparativi iniziarono un po’ di tempo prima con la raccolta di cartone nella sede di Materdomini: tanto cartone che eravamo ad un metro dal tetto (ed era alto). Ci piaceva riunirci proprio in cima a quel mucchio, tanto che quando Mino è riuscito a venderlo non ci è sembrata più la stessa.
Ottomila lire allora il risultato della vendita, e Mino ne aggiunse altre quattromila di tasca sua per poter finanziare il campo. Mino, studente universitario in Medicina a Siena, poi a Chieti, non so dove trovasse il tempo per stare sempre accanto a noi. Praticamente era presente anche quando non c’era.
E si parte a Grottaglie: una grande radura con tanti partecipanti e noi eravamo i più arrangiati, alla meglio. Le nostre attrezzature erano i pali di legno per le costruzioni e il cordino con i quali ci eravamo esercitati qualche giorno prima. Nell’allestimento del campo Mino ci poteva dare poco aiuto perché era impegnato come capo campo, ma un occhio veniva sempre a darcelo.
E allora, iniziamo a mettere l’acqua nella “furzora” con il fuoco sotto acceso (non avevamo i fornellini all’epoca), a parte si preparava il sugo ed altri erano impegnati nelle costruzioni. Orlando dava il suo contributo portando i pali su e giù e sfiorando ogni volta il pentolino con il sugo. E noi: attento Orlando al sugo! Dopo l’ennesima volta Orlando si incavola e dice “ho capito, non sono mica cieco” (un po’ di diottrie, a dire il vero gli mancavano), ma si accorge di aver dimenticato qualcosa e fa un passo indietro inciampando nel sugo e rovesciandolo interamente nella terra: irrecuperabile. Nello sconforto qualcuno grida “la pasta si sta scuocendo, occorre girarla” e Enzo Zurlo, con grande prontezza e non avendo mestoli alla portata, estrae un picchetto dalla terra e lo immerge nella “furzora”.
La prima esperienza di adattamento: pasta croccante e senza sugo!
Per fortuna che fummo premiati per uno tra i migliori campi di reparto (figuriamoci gli altri) ma ho sempre creduto che ci fosse stato lo zampino di Mino che era nella giuria.
Fu l’esperienza che ci ha resi partecipi di un grande desiderio: rimanere scout a vita e far ripartire il Mesagne 1.