Testimonianza di Lucio Sconosciuto
Era il 19 febbraio del 1966 quando sfilarono per la prima volta con la loro divisa i “LUPETTI” del gruppo Scout della Chiesa Matrice di Mesagne in occasione della tradizionale processione della Madonna del Carmine. 
Proprio nel ’66, anno in cui l’Associazione Scout Cattolici Italiani compiva cinquant’anni di fondazione, don Daniele Cavaliere, arciprete della chiesa matrice di Mesagne, aveva invitato alcuni ragazzi e giovani della parrocchia a vivere l’esperienza scout, perché  era convinto, secondo quanto scriveva Mino Falcone, che fosse “utile a formare giovani indipendenti e attivi, capaci di sviluppare e coltivare ideali e valori di solidarietà, attenta al saper fare per poter dare: una scuola di servizio, di religione concreta (…). Lui gli scouts li ha voluti, li ha sponsorizzati, li ha amati rispettando la loro autonomia e lasciandoli liberi nella parrocchia e dalla parrocchia…”.[1]
Fra quei giovani e ragazzi di quell’anno c’ero anch’io che accolsi con entusiasmo la proposta di vivere questa nuova esperienza di vita associativa. Con l’aiuto di altri giovani e di alcuni capi ASCI di Francavilla Fontana riuscimmo a formare un gruppo di “lupetti”, di cui divenni responsabile, e un gruppo di “esploratori”, di cui divenne poi responsabile Mino Falcone nel 1968.
Insieme cercammo, attraverso l’esperienza di gruppo, il gioco, le uscite, le celebrazioni eucaristiche, l’amicizia, il servizio ai bisognosi, di formare ed educare ragazzi liberi, forti e responsabili nei confronti della vita futura secondo lo stile dello scautismo.
Nel 1970 ci trasferimmo con i gruppi presso la chiesa di Mater Domini dove fummo accompagnati spiritualmente da don Alberto Diviggiano. Qui, oltre a vivere la vita scout, facemmo esperienza di teatro con “L’avaro di Moliere” sotto la guida di Giovanni Stanisci (mestru Ninu).
Furono anni molto intensi che ci videro fianco a fianco nell’impegno di formazione di tanti ragazzi affidati a noi dalle famiglie e che delinearono sempre più il carisma di Mino per lo Scautismo: quel primo sì pronunciato da lui nel ‘68 quasi per obbedienza all’invito di don Daniele diventò sempre più un sì nuziale dello sposo per la sua sposa. 
Ritornato in chiesa madre sotto la guida di don Daniele Cavaliere e di don Angelo Argentiero, Mino abbracciò con tanto amore e dedizione lo scautismo mentre io lo lasciai per assolvere agli obblighi del servizio militare. 
Quando nel 2006, in occasione del quarantesimo dello scautismo alla chiesa Madre, Mino mi invitò a raccontare la mia esperienza scout, mi presentò come uno dei fondatori. Oggi io parlo di lui come il vero fondatore, come colui che ha incarnato lo scautismo con tanta passione e pazienza, quella sua pazienza che ha saputo mettere insieme persone diverse e con le quali ha condiviso quasi quotidianamente sia le problematiche dello stare insieme sia quelle personali. Mino era colui che ascoltava, aiutava, educava e curava instancabilmente le fragilità di chi si accostava a lui pur nel rispetto delle diversità e della libertà di ognuno. 
Mino è colui che ha compiuto sulla terra la sua grande missione di laico maturo e fedele a Cristo e alla Chiesa: “ho trovato la strada, pur con tanti limiti ed errori, per vivere e rendere concreto il mio battesimo, l’essere laico, lo stare nella comunità ecclesiale”.[1]
Mino è colui che ha vissuto il suo “SI” con grande fedeltà senza tradimenti e abbandoni per tutta la sua vita terrena. Mino rimarrà per tutti la “Rondine allegra” che riusciva a volare e a far volare chi era accanto a lui con leggerezza, libertà, speranza e sorriso.

[1] AA.VV, Scuola Secondaria di 1° grado G.F. Maia  Materdona  Mesagne (a cura di), a.s. 2009-2010, Sulle tracce del passato. Don Daniele Cavaliere testimone di fede promotore di cultura. Locorotondo Editore, 2010, p.146-147